di Roberto Barbaresi
La stagione di pesca alla trota sta volgendo al termine. Rimangono da sfruttare le ultime settimane di pesca e, secondo la latitudine, i trotaioli troveranno condizioni idriche e climatiche molto diverse tra loro che obbligheranno a scelte tecniche e strategiche differenti. Vediamo di analizzarne alcune che potranno essere utili a chi intende concedersi l’ultima bella pescata della stagione, frutto di osservazioni in loco e contatti con utenti della rete, anche attraverso immagini scattate nel periodo che va dalla seconda metà di agosto fino alle date di chiusura.
LE ACQUE DI SETTEMBRE
Nell’arco alpino, specialmente in quello piemontese, valdostano e trentino, le porzioni montane di alcuni fiumi e torrenti sono caratterizzati da regime spiccatamente glaciale e presentano i massimi livelli in estate (pesca difficile se non impossibile) e i minimi nel periodo più freddo dell’inverno. In questi corsi settembre si rivela uno dei mesi più favorevoli dell’intera stagione: i primi freddi in quota riducono lo scioglimento di nevai e ghiacciai e le acque, pur rimanendo ancora abbondanti, perdono quel colore biancastro e magari guadagnano qualche grado di temperatura. Le condizioni di pesca diventano molto buone, l’attività delle trote è in aumento e si protrae per tutto il giorno, sono particolarmente favoriti gli appassionati per le tecniche al tocco e a spinning praticate con modalità medio-pesanti.
Tanti altri corsi d’acqua alpini e prealpini a regime prevalentemente pluviale o carsico, oppure regolati da bacini artificiali, mostrano livelli medi e condizioni di pesca quasi sempre buone nei mesi estivi salvo grossi eventi metereologici. Ora dovrebbero rimanere di resa costante o addirittura migliorare in funzione dei cambiamenti climatici di settembre. Fino al termine della stagione possono esserci presupposti soddisfacenti per tutti i pescatori, sia con esche naturali, lenze da tocco nei tratti più mossi e con galleggiante da passata nel piano, che per le artificiali, spinning, mosca secca o ninfa con coda di topo, moschera o camolera. Per insidiare le trote stanziali (Marmorate in primis) meglio prediligere i momenti e le giornate meno soleggiate. Nel nord-Italia, salvo alcune riserve turistiche aperte tutto l’anno, in molti distretti la pesca alla trota termina a fine settembre-inizio ottobre.
Lungo la dorsale appenninica la maggiorparte di fiumi e torrenti evidenzia lunghi periodi di magra estiva, che localmente diventano drammatici, proponendo molte volte i minimi livelli proprio a settembre per poi riprendere grazie alle piogge autunnali a stagione ormai chiusa. Dopo una primavera e inizio estate di condizioni favorevoli, ora la pesca è molto difficile a causa dei bassi livelli, va meglio in quei pochi fiumi che possono contare su grosse sorgenti. Scendendo verso sud e nelle isole i luoghi con portata decente si riducono ulteriormente.e il caldo estivo si protrae fino alle date di chiusura. Nei torrenti dalla portata più esigua, le tecniche con le esche artificiali, spinning leggero e mosca secca, sono maggiormente redditizie nell’arco della giornata. Per tentare con le esche naturali, tocco leggero o sottili lenze da passata, meglio prediligere le prime ore del mattino oppure attendere favorevolissimi eventi temporaleschi che riescano a sporcare le acque. Chiusura a inizio ottobre quasi ovunque tranne alcune zone del sud con stagione posticipata.
LE SORPRESE DI FINE STAGIONE
C’è chi pensa che in questo periodo le trote siano già “finite” ed andare nel torrente diventi nient’altro che una perdita di tempo. Ciò può essere vero in quelle acque non propriamente adatte alla vita dei Salmonidi, dove la pescosità è strettamente legata ai ripopolamenti con esemplari adulti di allevamento e si azzera con la cessazione di questi ultimi. Ma anche in simili luoghi, a fine stagione, è possibile realizzare qualche bella cattura di trote ormai “rinselvatichite” dalla lunga permanenza nel torrente. Al contrario in certi corsi d’acqua che ospitano popolazioni stanziali, sostenute dalla riproduzione spontanea o dalle semine di novellame, settembre si rivela uno dei mesi più proficui.
Le selvatiche sono molto sensibili ai cambiamenti di stagione, avvertendo l’imminenza dell’autunno in conseguenza delle prime fresche piogge e dell’accorciarsi delle giornate. Gli esemplari adulti iniziano le brevi esplorazioni e gli spostamenti alla ricerca del compagno e delle zone più adatte alla frega, caratteristica dei Salmonidi che li porta ad uscire dall’inespugnabile tana rendendo possibile catture inaspettatamente facili. Ecco che, con un po’ di intuito nello scegliere i tratti giusti e una sufficiente preparazione tecnica, potremmo concederci gradite sorprese sottoforma di stupende trote che, come per magia, riappaiono per onorare chi vive la stagione di pesca in torrente fino in fondo.
NELLE IMMAGINI:
1 – Fario trentina per Marco in chiusura di Stagione.
2 – Le acque finalmente rischiarate del Noce settembrino.
3 – Il Brenta della bassa Valsugana alla fine di agosto.
4 – Uno scorcio delle correntine del Topino in estate.
5 – Pesca a spinning no-kill nel Nera a fine settembre.
6 – Una Fario stanata dalle alghe di un piccolo torrente appenninico.
7 – Luca mostra un bell’esemplare di Marmorata veneta.
Pubblicato su www.pescareonline.it Agosto 2009