Quali trote per l’apertura?


di Roberto Barbaresi

Apertura: il rito che inaugura la stagione di pesca è alle porte e tutti gli appassionati lo aspettano con trepidazione. Ad attenderli ci saranno meravigliosi fiumi e torrenti popolati da tante trote. Certamente, ma quali trote? Ci saranno quelle stanziali, oppure quelle allevate e immesse pochi giorni prima, oppure entrambe? Dove recarsi? Quali insidiare? Questi dubbi sono assolutamente giustificati, perché appare ovvio che un conto è insidiare animali d’allevamento, ancora frastornati dopo l’immissione e presumibilmente facili da catturare, un altro è vincere la timidezza di trote cresciute nel torrente, dotate della proverbiale percezione del pericolo e capaci di distinguere un’esca dal consueto cibo offerto dall’ambiente naturale. Le attrezzature e le lenze possono essere praticamente le stesse, ad esempio le lunghe canne teleregolabili che guidano con precisione lenze piombate con corone, pallettoni e spiraline. La differenza sostanziale sta nelle manovre e in quei tanti piccoli accorgimenti che, una volta assimilati, potranno risultare di fondamentale importanza per l’esito della pescata.

LE TROTE IMMESSE
Molto spesso i ripopolamenti con esemplari adulti vengono effettuati nelle settimane immediatamente precedenti l’apertura per cercare di ottenere una miglior resa, il loro compito, infatti, si esaurisce con la cattura da parte del pescatore. Si tratta perlopiù di Fario e Iridee allevate in maniera intensiva, il cui comportamento (e, purtroppo, anche la combattività) è simile a quello delle trote che troviamo nei laghetti a pagamento. Dopo il trauma derivato dal trovarsi in un ambiente completamente nuovo, che richiede un maggior dispendio di energia rispetto alle “comode” vasche in cemento, la loro difficoltà principale è quella di procurarsi il cibo, che prima veniva somministrato in abbondanza e che ora può risultare drammaticamente scarso. La fame, unitamente alla competizione con le compagne, le porta ad inseguire ed addentare tutto ciò che assomigli a qualcosa di commestibile, da ciò si presume una certa facilità nel catturarle, tranne dove le condizioni ambientali sono così aspre da intimorirle ed impedirne la mobilità obbligando a laboriose ricerche.

AZIONE DI STAMPO AGONISTICO
Con le immesse valgono le regole ben note agli amici agonisti, a partire dall’individuazione visiva delle trote, le quali sovente rimangono imbrancate nelle buche e nelle piane a corrente moderata. A tal fine si rivela molto utile assistere alle semine o effettuare sopralluoghi preventivi. L’azione di pesca deve essere finalizzata ad incuriosirle e scatenarne l’innato istinto predatorio, anche operando continui saliscendi lungo tutta la colonna d’acqua. Si rivelano particolarmente efficaci le trattenute e i recuperi controcorrente, per favorire la rotazione dell’innesco che deve essere appariscente come si ottiene, ad esempio, realizzandolo con due o tre camole del miele infilate in sequenza o con un lucente pesciolino. Riguardo le lenze, generalmente non occorre andare troppo per il sottile e si possono tranquillamente realizzare su robusti monofili di 0,25 mm e corredarle con finali di 0,18-0,20 mm della lunghezza di 20-25 cm. Solo in certi casi, con trote particolarmente diffidenti perché ormai spaventate dal percepire la sorte delle compagne allamate, conviene alleggerirle, diminuendo inoltre i diametri dei monofili, aumentando la lunghezza dei finali fino a 35-40 cm, variando le esche e gli inneschi.

LE VERE REGINE
Lungo lo stivale esistono ancora tanti fiumi e torrenti, oppure solo alcuni tratti di essi, ben popolati di trote selvatiche o comunque definite stanziali in quanto frutto di immissioni con materiale allo stato giovanile. Il merito di questi “miracoli” va senz’altro attribuito alla presenza di condizioni ambientali ancora poco compromesse, unitamente ad un’oculata gestione faunistica. Gli esemplari adulti tendono a diventare molto schivi e territoriali, presumibilmente distribuiti lungo l’asta fluviale ma con predilezione per quei tratti che preservano maggiori caratteristiche di naturalità. Nella pesca delle selvatiche bisogna ricorrere a tutti quegli accorgimenti che costituivano il bagaglio conoscitivo dell’antesignano pescatore di trote. Tra questi vanno assolutamente ricordati il mimetismo e l’accortezza durante i movimenti, nonché l’osservazione dei flussi idrici (affidarsi cioè al famoso senso dell’acqua) per intuire le tane e le altre possibili postazioni di stazionamento delle trote. La parola d’ordine, manco a dirlo, è naturalezza: stiamo insidiando animali abituati a cibarsi di ciò che viene trascinato dalla corrente e/o si deposita nei loro pressi, la nostra esca dovrà comportarsi allo stesso modo.

PASSATE NATURALI E DELICATE TRATTENUTE
Dove fattibile va preferita un’azione di pesca fatta di passate radenti il fondo, cercando di presentare l’esca ad una velocità simile a quella della corrente, alternandole a prolungate pause e delicate trattenute nei punti più promettenti come rigiri d’acqua e sottoriva scavati. La calibrazione della piombatura richiede particolare attenzione: se troppo leggera non permetterà di farle raggiungere il fondo e di infilarla in certi nascondigli, se troppo pesante e grossolana potrebbe influire sulla naturalezza di presentazione dell’esca vanificando la maggior precisione ottenuta. In presenza di acque cristalline e insidiando trote particolarmente sospettose vanno necessariamente impiegati monofili di diametro contenuto, scendendo fino allo 0,12 per i finali (che devono rimanere sempre abbastanza lunghi) salvo in quei luoghi dove esistono reali possibilità di incontrare esemplari di grossa taglia. Infine, nella scelte delle esche, oltre a quelle reperibili in commercio che possono comunque risultare valide (verme di terra in primis), occorre valutare le efficacissime alternative rinvenibili in natura come portasassi, gatoss, pesciolini.

QUESTIONE DI GUSTI
La conclusione di questa breve analisi sulle trote che potremmo insidiare all’apertura porta a considerare tante circostanze molto diverse tra loro. Alle estremità troveremo la comodità di facili catture a due passi dall’auto, sgomitando nella ressa dei luoghi maggiormente frequentati dalle masse perché ben ripopolati con trote “pronto-pesca”, e il sacrificio di raggiungere la solitudine delle piccole acque montane o delle zone più defilate ed impervie a caccia di selvatiche, che in questo periodo potrebbero risultare più avare di soddisfazioni ma dove una sola cattura cancella di colpo freddo e fatica. In mezzo rimane una grande abbondanza di scelte, compresa l’infinità di acque con popolazione mista che solo l’esperienza riuscirà a selezionare. Per chi sta compiendo i primi passi in questo variegato mondo di trote e torrenti un consiglio è quello recarsi in corsi d’acqua noti e possibilmente vicini, preferendo quei tratti più facilmente individuabili ed accessibili, cercando di reperire informazioni piscatorie e regolamentari presso le associazioni locali o nel negozio di fiducia. Buon divertimento!

NELLE IMMAGINI:
1 – Azione di pesca in un piccolo torrente appenninico
2 – Una trota Fario di recente immissione
3 – Affollamento di pescatori in occasione dell’apertura
4 – Le belle forme di una trota Fario stanziale
5 – Canna completamente estesa per mantenersi a distanza
6 – Una splendida trota Marmorata

Pubblicato su www.pescareonline.it Febbraio 2015