di Roberto Barbaresi
Il conto alla rovescia per l’apertura alla trota sta volgendo al termine. In alcune zone è ormai concluso, ad esempio in alcuni fondovalle dei fiumi Trentini dove è già possibile pescare, in altre non è mai neppure cominciato, laddove esistono riserve invernali che fungono da valvola di sfogo per tutto il circondario. Tuttavia, nella maggior parte della penisola rimangono ancora alcune settimane di attesa e chi non può concedersi uscite nelle zone già aperte alla pesca freme di tornare nei “propri” fiumi e torrenti. L’ultima domenica di Febbraio apriranno contemporaneamente le acque cosiddette pregiate di molte regioni italiane, da nord a sud, confermandola come data più attesa a livello nazionale, il forzato indugio sarà ancora più lungo in Veneto, Calabria, concludendo con Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, alla fine di Marzo. In attesa del grande appuntamento, con alcuni calendari piscatori ancora in via di definizione, diamo uno sguardo al variegato mondo fatto di trote e acque correnti.
IL MARASMA NORMATIVO
Oggigiorno la regolamentazione della pesca è tanto varia quanto lungo il Belpaese, addirittura anche all’interno di una sola regione, provincia, distretto o concessione, esistono restrizioni molto diverse tra loro obbligando i pescatori a studi e consulenze per acquisire la certezza di essere in regola, senza considerare i cambiamenti dell’ultima ora che possono causare situazioni davvero spiacevoli. Per fortuna la divulgazione delle normative è molto migliorata: Amministrazioni, Enti e Associazioni hanno capito che per agevolare l’utenza residente e incrementare forme di turismo specifico come quello pescasportivo occorre fornire informazioni complete e accessibili (Internet aiuta molto) oltre a proporre condizioni piscatorie soddisfacenti. Valutando le varie circostanze, più o meno favorevoli e dispendiose, rimarremo a dir poco perplessi. Troveremo acque da trota dove basta la licenza, dove serve anche un tesserino segnacatture, il permesso, la tessera dell’associazione, quella della parrocchia (…) per non parlare delle innumerevoli varianti su tecniche, attrezzature ed esche consentite. Tutti questi cavilli (e soldi spesi) esasperano fino a rinunciarvi alcuni pescatori occasionali, in compenso forniscono agli altri una diversificazione delle “offerte” che di conseguenza andranno scelte in base alla propria indole e disponibilità.
ACQUE LIBERE O IN CONCESSIONE
In molte Regioni la gestione è tutt’ora delegata alle Amministrazioni provinciali che, pur con buone intenzioni e l’aiuto delle Associazioni Volontarie, non sempre riescono a curare adeguatamente l’intero reticolo idrografico del territorio di loro pertinenza. Qui, anche nei corsi d’acqua pregiati, occorre possedere la sola licenza governativa in corso di validità, in alcune regioni sostituita dalla ricevuta di versamento della tassa e, dove previsto, un tesserino segnacatture annuale dal costo quasi sempre irrisorio. Con poche decine di euro il pescatore riesce quindi a spaziare in diverse province e regioni, sopratutto nel centro-sud, trovando però molti fiumi e torrenti abbandonati a se stessi, salvo piccole eccezioni sottoforma di brevi tratti gestiti dagli stessi pescatori. In alcune regioni del nord-Italia la situazione è molto diversa: le zone di pesca sono frammentate nelle cosiddette concessioni, creando tanti distretti indipendenti. Acque gestite autonomamente dalle Associazioni di pescatori, oppure sottoposte ad antichi e mai revocati diritti esclusivi di pesca, obbligano a munirsi di tessere associative e/o autorizzazioni a pagamento per potervi accedere. Spesso queste ultime hanno un costo non trascurabile, che incide tantissimo nel budget di un assiduo pescatore, sopratutto se desidera ampliare il proprio raggio di azione.
LE OPPORTUNITA’
Sforzandosi di osservare l’evoluzione del “pianeta trota” con sguardi ottimistici, si può affermare che lungo lo stivale esistono ancora molti luoghi che permettono di praticare l’attività alieutica in ambienti ed ecosistemi abbastanza integri. E’ innegabile che alcuni interventi finalizzati alla salvaguardia dell’ittiofauna e dei rispettivi habitat, unitamente ai programmi di reintroduzione delle specie originarie, riescono quantomeno a rallentare il degrado delle acque da trota e, in qualche lodevole caso, hanno ripristinato condizioni perdute in decenni di incuria e bracconaggio. Pregevoli realtà che non si percepiscono con l’unica uscita in occasione della “sagra” di apertura, quando la grande concorrenza abbinata alla frenesia della cattura sminuisce la “poesia” del torrente e provoca delusioni, ma solo insistendo nel tempo, perfezionando l’azione e la strategia di pesca, ci si accorge quanto abbiano da offrire le acque ancora popolate da trote selvatiche o comunque stanziali. Purtroppo, simili “paradisi” stanno via via rarefacendosi e anche negli ultimi anni molti corsi d’acqua rinomati per la loro integrità e pescosità, rilevanti anche sotto l’aspetto turistico e quindi economico, sono rimasti vittima del depauperamento ambientale e del sovrasfruttamento idrico. Neanche gli strumenti legislativi a difesa di ambienti, acque e specie autoctone sembra servano alla causa, e la lista delle opportunità sprecate si allunga sempre più.
E LE ATTRATTIVE
Molto spesso si perdono di vista gli obiettivi di conservazione e di gestione su basi scientifiche in favore della “pesca facilitata”. Con questa definizione si intende contraddistinguere quei tratti periodicamente ripopolati con trote adulte di provenienza allevativa, se ne trovano in molti distretti e con diverse modalità di pesca, consentono a neofiti e pescatori occasionali un più agevole approccio al torrente, inoltre sono particolarmente apprezzate da chi desidera facili prede con taglie da porzione, preferendole alle acque normalmente popolate che sono generalmente meno generose in termini di catture di taglia. I ripopolamenti “pronta-cattura” sono una consuetudine che si protrae da decenni, allorché la pesca della trota in torrente divenne fenomeno di massa e oggetto di attività agonistica. A loro favore va detto che in alcuni contesti, ad esempio nei luoghi meno pregiati, sono il “male minore” e anzi favoriscono quell’affluenza di pescatori che valorizza comunque il corso d’acqua e lo rende meno vulnerabile agli inquinamenti e al sovrasfruttamento.
UN GRANDE PUZZLE
Alla fine è il singolo individuo a decidere se orientarsi verso altre prospettive, dove non conta la taglia e la quantità delle catture ma la loro rusticità, bellezza e perfezione delle forme, oltre all’integrità dell’ambiente che lo circonda. Del resto esistono tante diverse opportunità quante sono le attitudini e le aspettative che “dividono” i pescatori di trote in base a principi etici o preferenze tecniche, diventa quindi importante sviluppare una propria identità per poter “scegliere” dove e come pescare. Anche all’interno di un singolo bacino idrografico, come in un immenso puzzle, potremo trovare zone oculatamente gestite in base alla reale vocazione ittica (le migliori per chi desidera qualità) ed altre che sono invece sacrificate al grido di “trote ad ogni costo” fino a sembrare dei laghetti a pagamento. Nello stesso puzzle si incastrano pure le varie regimazioni piscatorie: zone no-kill dove sono permesse soltanto le tecniche meno cruente come la pesca a mosca e lo spinning, zone trofeo dove è possibile trattenere un solo esemplare di grosse dimensioni da onorare sulla tavola e, all’opposto, zone dove è vietato rilasciare le trote di misura (…) e raggiunta la “quota” è obbligatorio sloggiare, quasi come si fosse in coda dal pescivendolo.
FINALMENTE A PESCA
Ma con buona pace di chi sostiene che il mondo è bello perché vario, nonostante il marasma che complica la vita, è facile prevedere che il giorno dell’apertura saranno in molti coloro che torneranno sui fiumi e torrenti da trote, vincendo la ridicola paura di rimediare un sonoro cappotto con annesse multe e raffreddori. Probabilmente ci saranno tutti: dall’anziano ed esperto trotaiolo al ragazzo alle prime armi che tanto ne avverte il clamore, dal valligiano che vive sul torrente al pescatore del piano che si farà centinaia di chilometri per raggiungere splendide montagne, l’intera moltitudine di appassionati che poi si spargerà nel proseguo della stagione. Tra questi c’è chi vorrebbe andare solo dopo alcuni giorni, una volta passata la marea iniziale, chi all’arrivo della primavera, quando le tecniche preferite si riveleranno più catturanti… ma anche per loro sarà difficile rinunciare, dopo tanta attesa, a fare i primi tentativi e tornare, quel giorno, tra le limpide, fresche, fragorose correnti delle acque da trota. Se qualcuno, ingenuamente, spera in un’apertura in solitudine, magari dirigendosi in luoghi semisconosciuti e defilati, potrebbe tornarsene deluso. Capirà che nel calendario dei pescatori italiani “quella” domenica è ancora una data fissa, indelebile, irrinunciabile
NELLE IMMAGINI:
1 – Le bellissime forme di un vigoroso maschio di Fario
2 – Uno scorcio del torrente Avisio in Val di Cembra
3 – Pesca a spinning nel torrente Leo in Provincia di Modena
4 – Una piccola Fario dalla particolare livrea bandata
5 – Pesca a mosca in un tratto No-Kill del fiume Nera in Umbria
6 – Pesca al tocco nel Solano, noto torrente del Casentino
7 – Il rilascio di una splendida Marmorata del torrente Noce
Pubblicato su www.pescareonline.it Febbraio 2013